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  • Papa Francesco, annullato il viaggio a Dubai su richiesta dei medici
    by Chiara De Zuani on 29 Novembre 2023 at 8:45

    Papa Francesco è stato costretto ad annullare il viaggio che lo avrebbe portato a Dubai, da venerdì a domenica, per la Cop28 . Lo stato influenzale, la tosse e l’infiammazione ai polmoni in un uomo che ha avuto una polmonite a fine marzo e che fra una ventina di giorni compirà 87 anni: chi lo ha in cura gli ha spiegato che non era il caso e, «pur essendo migliorato il quadro clinico generale», gli ha chiesto di rinunciare.Così Bergoglio «ha accolto con grande rammarico la richiesta dei medici», ha fatto sapere in serata il portavoce vaticano, Matteo Bruni. Fino all’ultimo Francesco ha sperato di poter andare, sarebbe stato il primo Papa alla Conferenza sui cambiamenti climatici, uno dei temi principali del suo pontificato.Il Vaticano fa sapere che resta «la volontà del Papa e della Santa Sede di essere parte delle discussioni» e si stanno studiando «modalità diverse», magari un collegamento da remoto o l’intervento di un suo rappresentante. In ogni caso si rassicura: Francesco continua a lavorare e mercoledì terrà come al solito l’udienza generale. Martedì, del resto, ha mantenuto gli impegni e incontrato tra l’altro i vescovi spagnoli e un gruppo di vittime francesi di abusi. Nel frattempo tutto era pronto per Dubai, in mattinata era stato presentato il programma del viaggio ai giornalisti di tutto il mondo.Sabato Francesco si era sottoposto ad una Tac che aveva escluso una polmonite ma mostrava una infiammazione polmonare con relative «difficoltà respiratorie». Domenica aveva recitato l’Angelus in collegamento dalla Cappella di Santa Marta, «oggi non posso affacciarmi dalla finestra perché ho questo problema di infiammazione ai polmoni», aveva spiegato. Martedì mattina si spiegava che le condizioni di Francesco erano «buone e stazionarie», il Papa non aveva febbre e «la situazione respiratoria è in netto miglioramento». Ma i viaggi sono sempre faticosi e alla fine ha prevalso la prudenza.

  • Esclusivo migranti: così i vescovi finanziano Casarini
    by Giacomo Amadori on 29 Novembre 2023 at 6:04

    Alcune diocesi e alti prelati, con il consenso della Conferenza episcopale italiana, avrebbero elargito milioni di euro (frutto delle offerte dei fedeli) alla ong Mediterranea dell’ex leader no global, oggi imputato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ecco tutte le carte.C’è un passo del Vangelo di Giovanni che racconta la pesca miracolosa di Simon Pietro e di altri discepoli nel lago di Tiberiade. Ma duemila anni dopo c’è ancora chi, in nome di Gesù, fa pesche miracolose, in questo caso di migranti, ma soprattutto di euro. È la banda di Luca Casarini, già leader delle Tute bianche e No global, celebre per aver declamato una «dichiarazione di guerra» al mondo alla vigilia del G8 di Genova, anno del Signore 2001. Una guerra che portò alla morte di Carlo Giuliani. Lui e altre cinque persone sono imputati davanti al Tribunale di Ragusa per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, mentre la violazione delle norme del codice della navigazione è contestata a Casarini e ad altri tre. Il prossimo 6 dicembre inizierà l’udienza preliminare propedeutica al rinvio a giudizio, richiesto dalla Procura.L’inchiesta ruota intorno, è la tesi accusatoria, all’equivoco o, meglio, all’inganno in base al quale gli indagati, schermandosi con l’associazione di promozione sociale (Aps) Mediterranea saving humans (di cui Casarini è fondatore e membro del consiglio direttivo), hanno costituito una compagnia di navigazione triestina, la Idra social shipping, proprietaria del rimorchiatore battente bandiera italiana Mare Jonio, non tanto per soccorrere in mare i migranti a fini umanitari, ma per farne un business. Infatti la brigata offrirebbe agli armatori un «prodotto», cioè «il recupero dei naufraghi» al posto delle flotte mercantili, evitando alle stesse di perdere tempo e denaro. Un’offerta che, per esempio, avrebbe consentito di incassare nel novembre del 2020 un compenso illecito di 125 mila euro dalla compagnia armatoriale danese Maersk tankers. Per questo oggi in sei rischiano il processo. I principali imputati sono Alessandro Mertz, socio al 20 per cento e presidente della Idra sino al febbraio 2022, Giuseppe Caccia, ex assessore dei Verdi del Comune di Venezia, studioso di Storia del pensiero politico e ricercatore universitario (titolare del 60 per cento delle quote della compagnia di navigazione, il restante 20 appartiene a un professore universitario bolognese, Sandro Mezzadra), e Casarini, per l’accusa «amministratore di fatto e dipendente della Idra». Questi signori, in attesa di difendersi davanti al giudice, sono diventati gli idoli della Chiesa cattolica, di Papa Francesco e della Conferenza episcopale italiana.A quanto risulta a Panorama, Mediterranea e le attività di recupero di migranti della Mare Jonio vengono finanziate da numerose diocesi italiane grazie all’impegno, in primis, del presidente della Cei Matteo Maria Zuppi, dell’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice (l’uomo che avrebbe fatto capire a Casarini e ai suoi il vero senso del Vangelo) e di altri suoi colleghi come il napoletano Domenico Battaglia, all’interno del progetto «Cum-finis, fratelli tutti (come l’enciclica del Pontefice, ndr), alle frontiere di mare e di terra, d’Europa». Un programma sperimentale che, almeno sulle fonti aperte, non è stato pubblicizzato e su cui, all’ufficio stampa della Cei, non hanno saputo darci informazioni. Eppure ci risulta che, il 26 aprile 2023, proprio la presidenza della Conferenza episcopale, destinataria dell’8 per mille, abbia approvato un finanziamento di 780 mila euro delle arcidiocesi di Napoli e Palermo e delle diocesi di Brescia, Pesaro e Ancona. In pratica avrebbe avallato le erogazioni mensili dell’importo di 65 mila euro previste da questo progetto pilota. E il «sostegno economico determinante di alcuni vescovi» è citato in un dossier interno di Mediterranea sulla relazione con la Chiesa cattolica, dove viene esaltato il ruolo centrale di Zuppi e Lorefice. Probabilmente l’imprimatur è arrivato direttamente da Jorge Mario Bergoglio. Infatti, la vigilia di Pasqua 2020, l’11 aprile, il giornale dei vescovi Avvenire aveva pubblicato una lettera del Pontefice, di risposta a quella di Casarini, che si era lamentato per tutti gli ostacoli incontrati per «poter salvare dalla morte i nostri fratelli e sorelle migranti»: «Luca, caro fratello grazie per tutto quello che fate» aveva scritto Francesco. Anticipando il futuro aiuto: «Vorrei dirvi che sono a disposizione per dare una mano sempre. Contate su di me». Il piano di Mediterranea, che prevede pure interventi in Ucraina (per esempio sono stati allestiti un ambulatorio mobile e una carovana di van per il recupero dei profughi), è stato sostenuto dall’inizio pure dal vescovo di Modena Erio Castellucci (dal 2021 vicepresidente per l’Italia settentrionale della Cei), in stretti rapporti con don Mattia Ferrari, cappellano della Mediterranea, membro del consiglio direttivo e vicario parrocchiale di Nonantola e, secondo le carte dell’inchiesta, «punto di raccordo con le varie arcidiocesi per la raccolta di fondi».Oltre alle somme già citate, nel 2021 a Mediterranea sarebbero stati elargiti altri 219 mila euro, nel settembre 2022 ulteriori 200 mila provenienti dalle arcidiocesi di Napoli e Palermo, soldi che avrebbero consentito di coprire le missioni in mare di quell’anno. Sempre nel 2022, 10 mila euro sarebbero stati erogati dalla diocesi di Modena, 20 mila dalla Fondazione migrantes (organismo pastorale della Cei costituito per «la fraterna accoglienza», l’evangelizzazione e l’integrazione degli stranieri), 30 mila direttamente dal vescovo di Palermo, 115 mila euro dagli enti ecclesiastici (diocesi e fondazione). Nel 2023, 200 mila sarebbero stati versati dalla Caritas, 200 mila di nuovo da Napoli e Palermo, altri 270 mila euro da altre diocesi, 25 mila direttamente dal cardinal Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della commissione delle conferenze episcopali dell’Unione europea. In tutto, più di 2 milioni di euro. Se si considera che Mediterranea nelle uniche quattro missioni condotte con la Mare Jonio tra il 2022 (gennaio, aprile e giugno) e il 2023 (nell’ottobre scorso) ha condotto in porto 422 migranti in tutto, il recupero di ogni naufrago è valso a Casarini e soci 4.900 euro, una vera pesca miracolosa.Ma la metafora del lago di Tiberiade non l’abbiamo inventata noi. Si trova negli atti del procedimento in corso a Ragusa. Il 5 agosto 2020, dopo aver ricevuto la lettera con la proposta da Casarini, monsignor Castellucci si scioglie: «Carissimo Luca, grazie! Ho letto e riletto la tua lettera e sono tante le emozioni e le riflessioni che vorrei esprimere: tra sdegno e rabbia per l’indifferenza quasi generale e la gratitudine e stima per te e gli altri amici, che state davvero mettendo in pratica quello che Gesù ha proposto. L’iniziativa è molto valida: occorre che ci si coordini e certamente don Mattia potrebbe essere un “perno” per quanto riguarda le diocesi. Dopodomani vedo il Cardinal Zuppi, con il quale parleremo anche di questo. Aggiungo questo: sarò già in grado lunedì di inviare la prima somma di 10 mila euro (goccia nel mare, ma…): non so se arriveranno in giornata, perché non conosco i tempi delle banche… spero di sì. Ti chiederei un iban, in modo da fare l’operazione direttamente e il più velocemente possibile. Ci teniamo in contatto… grazie e un abbraccio!».Per comprendere meglio il carteggio occorre ricordare che l’ex ateo Casarini ha da tempo completato il suo percorso da incendiario a pompiere e che nel 2019 ha confessato ai giornali la sua svolta spirituale, a cui, però, non ha voluto dare un nome. Ha solo fatto sapere di avere sul comodino l’enciclica Laudato si’ di Bergoglio. Meritandosi quest’anno un posto al Sinodo dei vescovi come «invitato speciale». Occasione in cui ha ribadito che la sua non è una conversione, avendo avuto un’educazione cattolica, ma una «ricongiunzione con questa Chiesa», dovuta all’esperienza dei salvataggi in mare. Ma leggiamola l’ispiratissima risposta di Casarini: «Don Erio Grazie. Grazie per quella che tu chiami “una goccia nel mare”, ma che ha in sé una potenza straordinaria. Perché vedi, queste gocce sono come le lacrime: a cosa servono le lacrime di Maria, di fronte a tanto orrore come quello di un figlio ucciso? A cosa servono le lacrime di un bambino di fronte alla violenza? Queste gocce, come le lacrime, sono calde. Si fanno strada nell’acqua resa gelida dall’indifferenza, nell’aria rarefatta dei senza respiro, e si muovono, scendono dagli occhi e rigano il viso, bagnano il mare e per un attimo lo riscaldano, mescolandosi alle onde. Sono gocce che vengono dal cuore, e ognuna ha il peso e la forza di un oceano. Caro Padre, sappi questo: con questa goccia delle tue lacrime, noi riscalderemo l’acqua del Grande Lago di Tiberiade». Dopo questa concessione al lirismo, Casarini diventa pragmatico e spiega di essere «in assoluta emergenza», ma offre anche una possibile soluzione da realizzare attraverso un’associazione costituita ad hoc: «Se organizziamo il fatto che una volta al mese le parrocchie delle diocesi possano destinare una lacrima, le offerte raccolte dai fedeli, al soccorso in mare noi avremo un fiume caldo capace di trasformare l’intero clima di questo pezzo straordinario di mondo. Provo a mettere giù uno schema di costruzione della associazione Grande Lago di Tiberiade, cosicché tu possa parlarne a Don Matteo Zuppi. Il giorno 10 incontreremo, io, Beppe e Don Mattia, Don Corrado Lorefice. Poi Monsignor Mogavero (Domenico, ndr), poi Don Pennisi (il vescovo Michele, ndr) e tanti altri. Per intessere insieme la rete dei pescatori di uomini. Grazie dunque per questa prima goccia».A questo punto Casarini invia l’iban di Caccia e specifica: «Si tratta del conto di Beppe, per non fare inutili giri di bonifici che farebbero tardare l’arrivo. Ci mettiamo alla ricerca adesso di tutto il resto: entro martedì dobbiamo pagare circa 40 mila euro… ma ce la faremo! Ti abbraccio forte. Luca». Il fiume di finanziamenti inizia con questa prima goccia, a cui ne seguono molte altre. Il 14 agosto 2020 don Mattia invia lo screenshot della ricevuta di un secondo bonifico bancario da 10 mila euro, disposto dalla diocesi di Brescia. Il 29 settembre, Caccia riceve dall’arcidiocesi di Modena-Nonantola 20 mila euro e chiede di «ringraziare molto Monsignor Castellucci». Il 14 gennaio 2021 giunge una nuova iniezione di cash sempre dalla diocesi di Modena, che tra agosto 2020 e febbraio 2021 invia 45 mila euro. Gli investigatori rilevano «gravi e sistematici elementi di anomalia» nelle movimentazioni bancarie di Caccia. Il quale restituisce quanto ricevuto a Mediterranea «in genere con una dilazione temporale anche di un mese rispetto al momento della ricezione». Un incontrollato crowdfunding darebbe la possibilità di utilizzare quelle erogazioni in modo disinvolto.Per esempio alcune sono state inoltrate alla Idra come «prestiti infruttiferi», pronte per essere richieste indietro dai novelli lupi di mare. In una captazione Caccia ammette che «non è stato bello tenersi i soldi delle donazioni di Facebook e di domandarli in prestito». Al telefono Casarini, destinatario di 6 mila euro di emolumenti mensili, ammette che «’sta roba» è stata messa su da lui, Metz e Caccia e che gli ha permesso di «pagare l’affitto di casa e la separazione» senza dover «andare a lavorare in un bar». Agli atti è finita pure una chat del novembre 2020 tra Casarini e il medico Mario Affronti «dell’ufficio Migrantes dell’Arcidiocesi di Palermo», già presidente della Società italiana di medicina delle migrazioni, in cui l’ex no global pietisce con urgenza «un contributo per l’acquisto di dispositivi anti covid». Casarini, pur chiedendo di indicare tale causale nel bonifico, svela che quell’offerta più che per le mascherine servirà ad altro: «In realtà sono debiti che abbiamo accumulato per le ultime due missioni e ci servono per saldare e chiedere credito per le prossime. Quindi prima arrivano meglio è». Poi aggiunge: «Per rendicontazioni no problem. Ma don Gianni diceva stai generico». Affronti prima spiega di dover «capire come fare arrivare il contributo» e poi annuncia l’invio dei 20 mila euro della Fondazione migrantes.Gli investigatori registrano in tempo reale l’ansia per l’arrivo di quei denari. La combriccola sta provando a spillarli ai danesi della Maersk, ma contemporaneamente, visto che ritardano, tenta la strada della Chiesa. La conversazione è così riassunta nei brogliacci: «Casarini esclama che bisogna incrociare le dita. Caccia replica che intanto questa settimana devono avere i 20 di “questi altri” perché se no… Casarini risponde di avere scritto un sollecito a Mario (Affronti, ndr) il quale dovrà riferirgli ciò che risponderanno “quelli”». Ma che le parrocchie siano viste come una gigantesca mucca da mungere è dimostrato da un’intercettazione del 27 novembre 2020. Caccia spiega che «la riunione con i vescovi», organizzata per chiedere «un intervento di emergenza sui debiti» dell’anno, «è andata molto bene» e che «vi erano 16 vescovoni», quindi aggiunge che «partirà il tesseramento, le donazioni permanenti». Il brogliaccio della telefonata prosegue con altri particolari riportati da Caccia: «Tutti hanno detto dobbiamo… poi don Ciotti, che è il capo dei bergogliani, li ha messi in riga, e tutti hanno detto che non è in discussione il fatto che la nave bisogna comperarla e finanziare perché tutti hanno detto che è la loro nave, e noi gli dobbiamo garantire di potere navigare». Addirittura per qualcuno la Mare Jonio avrebbe dovuto battere bandiera vaticana. Caccia sogna a occhi aperti e si augura che «con questi qua» passi «il concetto di 30.000 euro (forse 3.000, ndr) al mese da ogni diocesi» (in Italia sono 226), che vorrebbe «dire mettersi d’accordo con 100 parrocchie che sottoscrivano per ogni diocesi 30 euro per Mediterranea». Caccia, a questo punto, aggiunge: «Siamo già 100.000 sopra la previsione messa sul piano economico di Mediterranea e si è già sui 580 annui». Metz suggerisce di chiedere a don Mattia i contatti «con quello che era il referente curatore della Basilica di San Francesco d’Assisi», cioè «quello che aveva organizzato nelle giornate di Francesco», a cui Mediterranea aveva partecipato, e che «adesso è stato preso dal Papa, portato a Roma e dicono essere la continuità di Francesco», secondo i media «il giovane continuatore di tutta la strategia».Si riferiscono probabilmente a Mauro Gambetti, ex custode del Sacro convento, creato cardinale nel novembre del 2020 e dal 20 febbraio 2021 vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e per le ville pontificie e presidente della Fabbrica di San Pietro. In una chat tra Casarini e Caccia i due parlano dei quattrini che devono arrivare dalla Maersk. Casarini: «L’unica prospettiva è quella che sai. Ma dobbiamo avere anche qualche entrata consistente perché se no non andiamo da nessuna parte». Anche perché, specifica Caccia, «abbiamo una Aps che, a parte i vescovi (si presume: soldi dei vescovi, ndr) raccolti da noi, sta raccogliendo al massimo 12 mila euro al mese, nonostante le missioni in corso». I nostri, però, non hanno preso solo soldi, ma anche ottenuto garanzie bancarie. Per esempio, grazie a una fideiussione dell’arcidiocesi di Napoli, Mediterranea avrebbe chiesto al proprio istituto di credito (Banca etica) un finanziamento di 780 mila euro (l’equivalente del progetto pilota). Idra, invece, ha fatto ricorso a dei garanti «politici» per ottenere un mutuo chirografario del valore di circa 520 mila euro, erogato il 23 gennaio 2020.La cifra, quello stesso giorno, è stata quasi interamente utilizzata per la restituzione di un «prestito infruttifero» da 465 mila euro ottenuto nel 2018 dall’associazione Ya Basta. Nella loro informativa finale gli investigatori evidenziavano come le rate trimestrali fossero «attualmente impagate» (ma dall’istituto negano irregolarità) e sottolineavano che «il mutuo chirografario è un prestito che non richiede garanzie immobiliari» e che «il tetto massimo erogabile all’impresa può arrivare a 120.000 euro». Ma chi sono stati i garanti di un’operazione tanto rischiosa? Eccoli: gli allora deputati del Pd Matteo Orfini, Gennaro Migliore, Luca Rizzo Nervo, Fausto Raciti, Massimo Ungaro, Giuditta Pini (nel direttivo di Mediterranea), Luca Pastorino, Vincenza Bruno Bossio, il fondatore di Sinistra ecologia e libertà ed ex governatore della Puglia Nichi Vendola, la verde Rossella Muroni, il senatore dem Francesco Verducci e l’ex collega Francesco Laforgia, i già parlamentari (alcuni rieletti nel 2022) di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, Loredana De Petris, Giuseppe De Cristofaro, Erasmo Palazzotto, gli europarlamentari Pietro Bartolo (ex sindaco di Lampedusa) e Massimo Smeriglio, il consigliere regionale lombardo di +Europa-Radicali Michele Usuelli, oltre a Caccia e Metz.A proposito di politici, Caccia al telefono fa un commento anche su Mario Draghi, ritenendo che con lui «possono avere “risvolti” positivi perché questi “banchieri” sui diritti umani e immigrazione non sono degli idioti». E a proposito di banchieri e politici, gli investigatori, annotano anche un finanziamento di 10 mila euro di Francesca Bazoli, figlia del presidente emerito di Intesa Sanpaolo e cognata del sindaco di Milano Beppe Sala, oltre a un «compenso occasionale» di 4 mila euro dell’ex leader della Cgil Sergio Cofferati. Sotto osservazione pure i bonifici inviati a chi cura o ha curato la comunicazione di Mediterranea, Luca Faenzi e l’agenzia Ff3300 di Bari, rispettivamente destinatari di «somme dalla Camera dei deputati» e di «plurimi accrediti dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e della Città metropolitana di Milano». Il 23 marzo scorso, Casarini si è fatto fotografare proprio a fianco del suo bancomat, Francesco. Come se non fosse in corso un processo per reati che prevedono pene da 6 a 12 anni, aumentabili anche della metà per chi cerca di trarre profitto dall’illecito. Ma forse i «vescovoni» confidano in una pesca miracolosa pure in Tribunale.

  • Corigliano, treno contro tir sui binari. Due morti | video
    by Andrea Soglio on 28 Novembre 2023 at 22:11

    Incidente a Corigliano, in Calabria. Un treno locale ha travolto un camion che si trovava sui binari. Morti i due conducenti del treno, una donna, e l’autista del tir.

  • Così i vescovi finanziano Casarini (esclusivo migranti) – Panorama in edicola
    by Chiara De Zuani on 28 Novembre 2023 at 22:00

    Gli arraffa-oboliPrelati e diocesi, con l’autorizzazione della Conferenza episcopale italiana, finanziano con milioni di euro (che appartengono ai fedeli) Luca Casarini e la sua ong Mediterranea per sostenere il salvataggio di migranti in mare. Peccato che i capi dell’organizzazione siano indagati per aver fatto business sulla pelle dei naufraghi.C’è un migrante da spostareMentre l’Europa critica l’accordo tra Italia e Albania per gestire il flusso degli sbarchi nel nostro Paese, Regno Unito e Francia usano il pugno duro verso i richiedenti asilo tramite intese comuni. Intanto la Cina sta già organizzandosi per la “conquista” politica e culturale dell’Africa.I Re MagiLa politica italiana ha i suoi Re Magi, la “sacra” triade antigovernativa: Benedetto Della Vedova, Marco Cappato e il segretario +Europa Riccardo Magi. Questi, sovvenzionati dal miliardario George Soros e adorati da Elly Schlein, portano in dono accoglienza ai migranti, carne sintetica, droghe libere ed eutanasia.Se lo Stato non spegne la luceDa quasi dieci anni esiste un “tesoretto” per aiutare gli enti a pagare l’energia. Peccato che in passato nessun governo l’ha pubblicizzato, e così ne sono state utilizzate soltanto le briciole.Adolescenza alla derivaIn Italia quasi due milioni di adolescenti manifestano disturbi neuropsichici e malesseri esistenziali, e il fenomeno è in costante aumento. Purtroppo però, i reparti ospedalieri specializzati che dovrebbero prenderli in carico sono troppo pochi, così come mancano posti letto e personale preparato.

  • La ricetta del Pd per vincere le europee? Candidare Saviano e Zaki
    by Andrea Soglio on 28 Novembre 2023 at 19:32

    Che al Pd le cose non vadano bene è fin troppo evidente e ormai rischia di diventare noiosi ripetendo un concetto trito e ritrito. Lo dimostra anche il sondaggio del Tg de La7 diffuso ieri da Swg secondo cui il Partito Democratico è attorno al 19,4%, dieci punti in meno di Fratelli d’Italia. Ma se si valuta solo la posizione del suo segretario beh, le cose vanno anche peggio. Il gradimento degli italiani verso Elly Schlein è passato da quota 31 punti, a marzo scorso, ai 23 di novembre. Un calo notevole per colei che doveva essere la figura simbolo della svolta e della rinascita dei dem dopo le primarie e che invece, come nessuno l’ha sentita arrivare, sempre nel silenzio se ne sta andando. Tutti, dentro e fuori al Nazareno, sanno benissimo che le prossime elezioni europee saranno un punto di svolta per la segretaria e la sua poltrona; le voci secondo cui in caso di pesante risultato (si dice attorno al 17%) Elly Schlein sarà spodestata e sostituita da qualcuno di più autorevole, primo candidato il commissario europeo all’economia, Gentiloni, si rincorrono da mesi. Così, ecco le novità comparse stamane su alcuni quotidiani non di centrodestra come ispirazione, della mossa studiata dalla segretaria per risollevare la situazione. Come nella migliore tradizione del calciomercato la soluzione trovata è quella dei nomi nuovi, nomi grossi, che dovrebbero attirare simpatie e consensi con la loro candidatura. Ecco la lista:Si comincia nientepopòdimeno che con Roberto Saviano, scrittore, solone, quasi «profeta» di un certo mondo politico-culturale, soprattutto fine politico che la sera del 26 settembre scorso, giorno della vittoria del centrodestra nelle politiche, così commentò il risultato democratico scaturito dalle urne: «Questa è l’Italia che ci aspetta. Stanno già stilando una prima lista nera di nemici della patria, alla faccia di chi diceva che il Fascismo è un’altra cosa». Proseguiamo con Patrick Zaki, il giovane studente egiziano dell’università di Bologna, arrestato in Egitto ma poi liberato grazie all’intervento del governo Meloni e degli uomini delle nostre istituzioni tra mesi e mesi di trattative difficili. Di lui ricordiamo il rifiuto di rientro in Italia con volo di Stato per non stringere la mano alla premier o al Ministro degli Esteri Tajani. Insomma, un altro fine intenditore delle cose di palazzo. La sua discesa in politica, seppur negata dal diretto interessato, alla Snai tra gli scommettitori non è nemmeno quotata tanto scontata e banale. C’è poi Chiara Valerio, scrittrice, amica di Michela Murgia e donna simbolo della lotta LGBTQ+ e, tanto per non far mancare una bella manciata di immigrazione, ecco Cecilia Strada, figlia del fondatore di Emergency. Si parla poi anche di un altro scrittore e di un giornalista storico di Repubblica, gente buona per la panchina restando in tema di calciomercato…Non sappiamo se i diretti interessati accetteranno e se si metteranno davvero in gioco a fianco della Schlein, oggi questo non conta. Oggi si può solo dire che se il Pd crede di vincere le elezioni europee semplicemente puntando su nomi di spicco invece che su di un programma, un’idea politica forte e concreta, una sinistra nuova, beh, sa tanto di mossa disperata. Poi, se possiamo dirlo, i nomi saranno tutti noti ed importanti ma sono profondamente divisivi; i fan di Saviano già oggi votano a sinistra. Per raccogliere invece nuovi consensi si dovrebbe pensare a qualche «big» più neutro. Oggi ad esempio va tantissimo Jannik Sinner, che poi di rosso ha già i capelli. Altro top sarebbe Fiorello, amato come pochi, o uno chef, uno stellato a caso, che poi potrebbe essere utile nelle cucine della Festa dell’Unità.La politica è una cosa seria fatta di persone, si ma soprattutto di idee. Lo sanno in tanti anche dentro al Pd; persone che, nel leggere questa lista, stamattina ve lo assicuriamo si è preoccupata.

  • Meloni: “Il governo ce la sta mettendo tutta per arrivare a un nuovo Patto di stabilità”
    by Redazione Panorama on 28 Novembre 2023 at 18:56

    “Sarebbe bello rendere strutturale” il taglio del cuneo “ma diventa difficile in questo preciso contesto quando non sappiamo ancora quali saranno le regole con le quali operiamo nei prossimi anni. Credo si possa riconoscere che il governo ce la sta mettendo tutta per arrivare a un nuovo Patto di stabilità e di crescita che sia sostenibile e orientato più alla crescita che non alla stabilità”. Così la premier Giorgia Meloni dopo l’incontro con i sindacati sulla manovra. Un incontro definito “franco e costruttivo” da Giorgia Meloni, ma che porta alla “riconferma delle ragioni dello sciopero” per i sindacati. “Al momento il governo non ha cambiato nulla della manovra”. E sull’articolo 33, che riguarda le pensioni dei medici “si è limitato a dire che stanno ragionando. Continua a essere una manovra sbagliata”. Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, al termine dell’incontro a palazzo Chigi sulla manovra.

  • Un effetto domino tutto cyber
    by Alessandro Curioni on 28 Novembre 2023 at 17:39

    “Qualcuno potrebbe essere costretto ad andare a dormire in albergo”. Con queste parole Rob Hailstone, amministratore delegato di Bold Legal Group, ha commentato gli effetti sul mercato delle compravendite immobiliari britannico dell’incidente cyber subito da CTS, operatore cloud che offre agli studi legali i servizi per la gestione dei contratti. Il fornitore sembra sia stato vittima di un attacco ransomware e di conseguenza molti studi legali si sono visti nell’impossibilità di portare a termine le transazioni, coinvolgendo nel blocco anche tutte le controparti che, pur non utilizzando CTS, sono rimaste vittime indirette dell’aggressione. Il risultato è che ci sono svariate migliaia di cittadini il cui contratto di acquisto della casa si trova in un “limbo digitale”, e pertanto non sono “ufficialmente” proprietari di nulla e non potranno accedere agli immobili. Personalmente trovo questa notizia emblematica perché chiarisce perfettamente il contesto in cui ci troviamo. In primo luogo, il tema della filiera dei fornitori: basta colpirne uno per mettere in ginocchio centinaia o migliaia di operatori e interi settori economici. Questo vale in particolare per i fornitori di servizi cloud. In secondo – di questo ho già parlato – pensare che “metto sistemi in cloud così la sicurezza non è un problema mio” è un’idea stupida e perniciosa. Trasferire un rischio non significa che non esiste più. In terzo, la digitalizzazione porta con sé l’interconnessione non soltanto delle tecnologie, ma anche delle attività produttive, creando forme di dipendenza estreme e una generale fragilità dell’intero sistema. Il collasso di CTS ha interessato direttamente un numero variabile tra gli 80 e i 200 studi legali, ma ha bloccato almeno altrettanti operatori. Un paese come il nostro, che procede a tappe forzate sulla strada della digitalizzazione, dovrebbe guardare con interesse e preoccupazione a questo tipo di eventi che si verificano in altri stati molto più avanzati di noi. Se “arrivare in ritardo” presenta un vantaggio è proprio quello di potere imparare dagli errori altrui, ma purtroppo ho la netta sensazione che sul tema della cyber security riusciremo nell’impresa di “arrivare ancora più in ritardo”. Ma di questo ne parlerò la settimana prossima.

  • Perché c’è tregua a Gaza e in Ucraina no
    by Stefano Piazza on 28 Novembre 2023 at 17:21

    Nonostante le molte difficoltà ieri Israele e Hamas hanno prolungato di ulteriori due giorni la tregua e il relativo scambio di ostaggi israeliani con criminali palestinesi. Per Israele questa è una prova durissima perché per riavere degli innocenti deve liberare persone che nella maggioranza dei casi sono organici ad Hamas. Come abbiamo già raccontato in un precedente approfondimento, gli Stati Uniti per raggiungere l’obiettivo hanno lavorato molto coinvolgendo l’Egitto e mettendo alle strette il Qatar, protettore e finanziatore dei gruppi jihadisti palestinesi è protagonista delle trattative in questa fase. Ma nessuno si illuda, a Doha non hanno certo intenzione di scaricare Hamas (almeno per il momento), tanto che stamane il primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman Al Thani intervistato dal Financial Times, ha dichiarato: «C’è una grande delusione nella regione per la reazione dell’Occidente. Sì, siamo d’accordo che quello accaduto il 7 ottobre è stato un attacco orribile e condanniamo l’uccisione di civili. Ma ci aspettavamo che l’uccisione del popolo palestinese fosse qualcosa che l’Occidente avrebbe condannato. Le vite delle persone sono le vite degli esseri umani, siano essi palestinesi, israeliani, ucraini o russi, o chiunque altro. Quello che ci aspettiamo almeno è che l’Occidente si attenga agli stessi standard, agli stessi principi a cui si è opposto in altre guerre».Un supporto incrollabile quello di Doha alla Fratellanza musulmana alla quale appartengono i gruppi terroristici coinvolti in questa guerra voluta dall’Iran sciita, a sua volta finanziatore e ispiratore di Hamas e della Jihad islamica. Gli Stati Uniti per espressa volontà del presidente Joe Biden e del Segretario di Stato Antony Blinken hanno messo in campo tutta la loro capacità diplomatica prima per evitare l’allargamento del conflitto ad altri Paesi arabi -l’Arabia Saudita del principe Mohammed Bin Salman ha giocato un ruolo fondamentale- e poi per obbligare le parti a trovare l’intesa almeno per una tregua. Come e quando finirà questa guerra oggi è difficile prevederlo; tuttavia, c’è la certezza che gli israeliani non si fermeranno fino a quando i gruppi jihadisti della Striscia di Gaza non verranno completamente distrutti e su questo gli Stati Uniti concordano. La guerra scoppiata in Medio Oriente dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023 ha mostrato come gli Stati Uniti abbiano cambiato postura di fronte alle crisi internazionali facendo pesare più la loro capacità diplomatica piuttosto che le armi e gli uomini sul terreno. Una tendenza iniziata con Donald Trump che aldilà delle molte stranezze e degli errori commessi durante il mandato presidenziale (e dopo) ha legato il proprio nome ai Patti di Abramo del 2020 ai quali poco prima dell’attacco del 7 ottobre stava per aderire anche l’Arabia Saudita. Come sappiamo un Medio Oriente pacificato è l’incubo degli ayatollah di Teheran che preferiscono a questo scenario il caos e le guerre e da qui l’ordine alle milizie jihadiste di Gaza di entrare in azione. L’America quindi se occorre sa anche trattare, cosa che i cinesi non hanno voluto fare dato che sulla partita ucraina hanno scelto di supportare anche indirettamente i russi con il loro «ragazzaccio» Kim Jong-un. Discorso diverso invece per gli iraniani coinvolti direttamente nel conflitto a fianco dei russi che riforniscono di droni (con componenti cinesi) e munizioni.La guerra di Gaza è arrivata dopo la guerra scoppiata con l’invasione russa dell’Ucraina che ormai dura da due anni nella quale la diplomazia ha completamente fallito. Ci hanno provato più volte gli americani (in tal senso non si contano più le missioni segrete), l’Unione Europea, l’Onu (per quanto screditato sia), ma i russi non intendono fermare l’invasione ritirandosi, così come gli ucraini (ovviamente) non intendono rinunciare alla difesa del Paese e al contrattacco. Ma perché qui il conflitto si è cristallizzato tanto che non si vede la fine? Innanzitutto perché l’invasore, la Russia di Vladimir Putin, non accetta che le proprie ed inaccettabili condizioni ovvero tenersi tutto ciò che ha rubato agli ucraini, vengano accettate dalla comunità internazionale come «conquiste legittime». Impossibile giunti fin qui discutere o pensare di poter trattare con un uomo come Vladimir Putin che non accetta certo di rivedere una sua decisione anche perché attorniato da uomini che con lui hanno saccheggiato le risorse nazionali e che gli devono tutto. Il patto si sintetizza così: «Voi rubate con me e grazie a me e diventate ricchi mentre io faccio quello che voglio e voi obbedite». Nessuna mediazione e chi sgarra prima o poi muore come visto con la vicenda del capo della Compagnia militare privata Wagner Yevgheny Prigozhin, morto lo scorso 23 agosto a seguito di un’esplosione a bordo del suo aereo. Cercare altre spiegazioni è del tutto inutile anche perché tutte le strutture dello Stato russo sono costruite sulla corruzione, sulla violenza, sull’abuso di potere e sulla negazione di qualsiasi libertà. Putin comanda e gli altri eseguono e dentro questo ci si arricchisce mentre la popolazione sta sempre peggio. Non ci sono corpi intermedi dello Stato che possono cambiare la situazione perché la Russia di Putin è stata plasmata così e, a meno di una morte improvvisa di Putin, nulla cambierà. Inutili anche i ragionamenti che terminano con «però anche Zelensky dovrebbe trattare». Su cosa? Una mattina ti bombardano il Paese, per due anni ti entrano in casa, ti stuprano moglie e figli li ammazzano e li buttano in una fossa comune, infine ti rubano tutto quello che hai e tu devi fare la pace e accettare che le tue terre diventino di chi te le ha rubate? È questo quello che vogliono i cosiddetti «pacifinti», una serie di personaggi cinici, giornalisti falliti, comici in declino, biechi opportunisti che campeggiano da anni sulle tv nazionali e purtroppo anche nel dibattito politico e che non a caso oggi stanno con i jihadisti di Hamas -vedi i cosiddetti «rosso-bruni», un coacervo di vecchi politici in disarmo e con qualche condanna da scontare, accompagnati da qualche saltimbanco, che oggi provano a riemergere dall’oblio dove erano stati giustamente confinati. Dicevamo di Russia e Ucraina e chiediamo un parere al Generale di Corpo d’Armata Giorgio Battisti che ci ha accompagnato più volte durante le varie crisi. Perché Russia e Ucraina in quasi due anni di guerra non hanno mai concordato una tregua? «Sia il Presidente Zelensky sia il Presidente Putin in questi 20 mesi di sanguinoso conflitto hanno più volte proposto un ‘cessate il fuoco’ che dovrebbe (o doveva) essere ottenuto con l’accoglimento delle rispettive pre-condizioni completamente opposte e divergenti. Zelensky esige(va) il ritiro di Mosca da tutto il territorio ucraino (Crimea compresa), il ritorno dei civili ‘portati’ forzosamente in Russia e l’incriminazione di Putin per crimini di guerra. Putin, a sua volta, pretende(va) il riconoscimento internazionale dell’annessione della Crimea e dell’intero Donbass, oltre all’assicurazione che Kiev non sarebbe mai entrata nella NATO, assumendo lo status di Paese neutrale. In sostanza due posizioni che allo stato attuale non offrono minimi spunti per una soluzione diplomatica del conflitto».A che punto è la guerra in Ucraina?«Il conflitto, come lo scorso anno, ha subito un rallentamento nei ritmi delle operazioni dovuto all’arrivo dell’inverno con abbondanti piogge e con le prime nevicate che rendono difficoltoso il movimento fuori strada dei mezzi da combattimento, specialmente quelli ruotati di cui sono equipaggiate le unità ucraine. Le condizioni meteo, tuttavia, non hanno fermato del tutto l’attività militare che si caratterizza dall’iniziativa di Mosca in diversi settori della lunga linea del fronte (oltre 1.000 km). Le forze russe continuano a condurre operazioni offensive lungo la linea Kupyansk-Svatove-Kreminna ad est, nei settori di Bakhmut e di Avdiivka a nord-est, nella zona di confine tra Donetsk e Zaporizhia e nell’Oblast di Zaporizhia occidentale a sud, senza aver ottenuto peraltro, stando a diverse fonti, significativi progressi. Questa ripresa delle azioni offensive di Mosca conferma, tuttavia, l’arresto dell’offensiva generale ucraina, iniziata a giugno scorso, che ha portato a limitati guadagni territoriali sia per le munite linee difensive avversarie sia, soprattutto, per la mancanza di supporto aereo e della difesa contraerea dei reparti attaccanti (fattore fondamentale e decisivo in ogni campagna militare). Una impasse operativa evidenziata dallo stesso Capo di Stato Maggiore della Difesa Ucraina, Valerij Fedorovyč Zalužnyj, in un contestato (dallo stesso Zelensky) documento (Modern positional warfare and how to win in it) pubblicato per The Economist il 1° novembre scorso, dove l’alto Ufficiale ha affermato che il conflitto è entrato in una fase di logoramento».TUTTE LE NEWS DAL MONDO

  • Bollette meno care per gli italiani. Ma il mercato libero funziona davvero?
    by Cristina Colli on 28 Novembre 2023 at 17:00

    Addio al mercato tutelato, si entra nell’epoca energetica del mercato libero. Ce lo chiede l’Europa (sul tavolo c’è la rata del Pnrr) e dal 2024 succederà. Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto-legge dal 1gennaio 2024 sarà mercato libero per il gas e dal 1aprile sarà così per l’elettricità. Niente proroga. Famiglie e imprese spenderanno di meno, grazie alla concorrenza dei fornitori o le bollette saranno più pesanti quando i prezzi non saranno stabiliti da un’Autorità? “Quando tutti saremo nel mercato libero vincerà chi controlla i mercati internazionali e farà i prezzi. Vincerà chi ha più struttura. Ci troveremo in un mercato libero che sarà la fotocopia di quello tutelato, ma con un altro prezzo, che tendenzialmente all’inizio sarà più vantaggioso, ma non ci proteggerà dai picchi energetici come quelli del 2022. Per questo serve una clausola di salvaguardia da parte del governo. I cittadini devono essere tutelati dalle pazzie del mercato, dalle speculazioni”, spiega Furio Truzzi presidente Assoutenti.Al momento gli italiani si dividono tra chi è già sotto il mercato libero e chi è nel cosiddetto mercato tutelato, circa 9 milioni e mezzo di utenti. Da gennaio e aprile per chi non ha ancora fatto il passaggio ci sarà una transizione. Finiranno (eccetto i “clienti vulnerabili” che sono circa 4milioni) nel Servizio a Tutele Graduali (per la luce) o con un contratto placet (per il gas). Le differenze sono evidenti. Nel mercato libero si può scegliere tra un contratto a prezzo bloccato o variabile, indicizzato, cioè che cambia a seconda delle quotazioni di mercato. Ci sono poi sconti, promozioni, punti fedeltà e altre possibilità legate al marketing. I prezzi sono stabiliti dai singoli operatori. Le tariffe nel mercato tutelato sono fissate (ogni tre mesi per l’energia elettrica e ogni mese per il gas) dall’Authority in base all’andamento dei prezzi all’ingrosso di luce e gas. Questo tende a garantire meno speculazioni e rincari eccessivi. “Analizzando l’andamento tariffario degli ultimi tre anni il mercato libero è parso più competitivo, ma si è impantanato nei momenti di picco, come quello del 2022. Nel massimo rialzo dei prezzi dell’energia tra centinaia di offerte del mercato libero solo tre, quattro erano più vantaggiose di quelle del mercato tutelato”, spiega Truzzi. Una ricerca di Assoutenti del novembre 2022 fotografava una spesa di oltre 3mila euro in più all’anno per il gas per una famiglia sul mercato libero con prezzo fisso, rispetto a una in regime di mercato tutelato (+166,6%) e per la luce + 1346 euro (+ 124,3%). Fuori dai picchi (dati Istat settembre 2023), per il gas si parla di un aumento del gas sul mercato libero del 28.3%, mentre il prezzo è crollato del 34,6% nel mercato tutelato. Un divario del 62,9%. “E’ qui il problema ed è essenziale fare attenzione a questo per il bene dei cittadini. L’Autorità dell’energia deve prestare grande attenzione nell’andamento tariffario ai fenomeni dei picchi, causati da speculazioni internazionali. Il mercato è stato drogato dalla speculazione, lo dimostrano i profitti stratosferici delle società energetiche nel 2022. Per fortuna c’era il mercato tutelatoper chi ce l’aveva e ha quindi goduto di tariffe più basse rispetto agli italiani già nel mercato libero. Questo fenomeno si potrà presentare nuovamente. Per questo va bene il mercato libero, ma ci vogliono dei gate che si chiudano se ci sono speculazioni in attoa danno degli utenti”, continua Truzzi. A influire sulla bolletta finale dei cittadini già passati o che passeranno al mercato libero c’è poi la questione dell’elevato grado di concentrazione del mercato. La stessa Autority dell’energia ha detto che il primo operatore, con 16milioni di clienti supera di gran lunga qualunque altro operatore di mercato. Il secondo player rifornisce circa 8 milioni di utenti, in un paio superano i 2 milioni di clienti, altri 4 oltrepassano il milione, altri 10 operatori si fermano a 300 mila e circa 24 operatori sono tra i 100 e i 300mila. “In realtàc’è un mercato oligopolistico, fortemente presidiato dalle tre E (Enel, Eni e Edison). Questa idea del mercato libero ha ingenerato oltre all’oligopolio anche il proliferare di centinaia di aziende senza arte né parte, che sono quelle che hanno politiche commerciali scorrette verso i clienti. L’Antitrust rileva chi tratta 8/10 milioni di utenti, ma quelli che trattano 300mila utenti come si controllano?”, conclude Truzzi.Il 2024 è dietro l’angolo e l’Europa ci chiede di fare questo passo. Benvenuto, dunque, mercato libero per le bollette, ma al primo picco, chi difenderà le famiglie e le aziende italiane? TUTTE LE NEWS DI ECONOMIA

  • L’eleganza in un cappotto
    by Alessandro Ferrari on 28 Novembre 2023 at 16:48

    Esiste un guardaroba che al suo interno non contenga almeno un cappotto? Se sì significa che quel guardaroba non è completo! A tutti gli effetti il cappotto è un capo oggi imprescindibile per uno stile urbano distinto, sia negli outfit più formali che in quelli più decontratti, perché in realtà il simbolismo di questo capo evergreen è legato al concetto di eleganza e di statement sociale. Fin dalle sue origini storiche, che risalgono alla marsina del XVIII secolo, e seguendo in tutte le sue versioni nell’evoluzione socio-culturale, il cappotto ha sempre rappresentato uno status sociale elevato, oggi democratizzato e sdoganato come capo iconico sia dai consumatori più maturi che dalle nuove generazioni. La conferma ci arriva dalle passerelle che hanno presentato le collezioni per questo autunno-inverno. A partire da Valentino dove Pierpaolo Piccioli, direttore creativo, lo ha elevato, insieme alla camicia bianca e alla cravatta, a capo simbolo della stagione declinandolo in versione macro optical bianco e nero, block color in rosso oppure in giallo e super glamour, ricamato con piume di struzzo. Anche Max Mara lo celebra, in tutti i sensi, aprendo la sfilata con una splendida Gigi Hadid ma soprattutto cogliendo l’occasione per celebrare il decimo anniversario del modello “Teddy”, capo ormai iconico e rappresentativo del brand che 10 anni fa ebbe la visione di proporre il cappotto in orsetto ecologico. Le versioni presentate dai vari designer sono diverse, dalle strutture più rigide che ricordano una divisa militare all’adattamento oversize, molto contemporaneo grazie ai volumi cocooning a uovo. Molto elegante la versione vestaglia, senza bottoni e dall’allure comfy-chic. Denominatore comune, tuttavia, un design minimalista e soprattutto la lunghezza, preferita se alle caviglie.

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